(Versión italiana de mi poema LA PRIMAVERA realizada por Arturo Ordozgoiti)
Non lo saranno la brama o la pena
portatrici del gesto nel momento
della morte. Accetterò la carezza
nascosta tra quel soave vento,
elisir dell’aroma dei bei fiori
di gioia la stagione degli amori.
Nè date nè dei numeri presagio,
piantato vivo di tali ornamenti.
Le ore e gli anni son gli stessi a mio capriccio,
veloci passano, ma sembrano lenti.
Prima di qui, nel cielo,
che è il nulla, al nulla lo sconforto concedo.
Libero son di tutta presantezza,
non c’è nemmeno un progetto vitale incompiuto,
ribelle fiamma che il fuoco non spenga,
paradiso rimandato che non mostri l’abuso.
Mai finora sono stato assai sincero,
perchè non è quello che voglio, quel che volevo.
So quel che sarò al diventar riposo,
semenzaio di sterco, ignea polvere,
quiete d’eternità, del fosso il fondo,
senza testimone nè proposito il presente.
Ma il mio spirito, arreso alla purezza,
tenterà, alla fine, la Bellezza.
Non scordarti l’incarico che faccio,
mia ultima compagna nel cammin
della vita. Il mio polso diventerà pigro
in tua presenza e rifiuterò il vin
che tu mi offra, il tatto del tuo seno
e il caldo del tuo letto.
E, quan la morte mi beffi, alla finta addetta,
chiudi i miei occhi, e le ceneri spargi
sopra la tomba di Simonetta
Cattaneo a Firenze. Mentre tu aromatizzi,
Botticelli, con aranci e degli allori, pastura vera.
Poiché il mio racconto dovrà avvenire a Primavera.
© Javier Figuero y Arturo Ordozgoiti
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Foto: © teomoreno.com
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